Autobus non si arresta al semaforo
L’autista di un autobus, non fermandosi ad un semaforo arancione, ha travolto e tolto la vita ad un motociclista.
I due soggetti viaggiavano nella stessa direzione quando l’autobus ha impegnato l’incrocio – in contemporanea alla luce arancione del semaforo – e, nello stesso momento, il motociclo è partito da uno stop, urtando contro il bus.
L’incidente stradale ha ovviamente generato un processo legale per definire la responsabilità dell’accaduto.
Radicalmente differenti le sentenze del Tribunale e della Corte d’Appello di Roma. Il primo aveva accusato il conducente del bus di omicidio colposo, mentre il secondo lo aveva assolto civilisticamente e aveva riconosciuto un concorso di colpa. Corresponsabilità nell’incidente perché secondo l’analisi della Corte d’Appello il motociclo sarebbe passato col rosso e l’autobus non avrebbe frenato nonostante il semaforo arancione, attraversando dunque l’incrocio in una situazione di pericolo.
L’autista del bus propone ricorso in Cassazione, non sentendosi colpevole dell’incidente stradale. Ma la Suprema Corte ritiene corretta l’applicazione dei principi in tema di violazione delle norme sulla circolazione stradale effettuata dalla Corte d’Appello e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali.
Gli Ermellini richiamano il principio secondo cui è negligente chi ripone fiducia nel fatto che gli altri utenti della strada si attengano alle prescrizioni del legislatore. Questo perché le norme sulla circolazione stradale impongono severi doveri di prudenza e diligenza proprio per far fronte a situazioni di pericolo, determinate anche da comportamenti irresponsabili altrui, se prevedibili.
Inoltre viene richiamato anche il principio secondo cui “il conducente avente diritto di precedenza, nonostante ciò, conservi, nell’approssimarsi ad intersezioni ove possano sopraggiungere altri veicoli, l’obbligo di tenere una condotta adeguatamente prudente, e non può, pertanto, limitarsi ad invocare il comportamento imprudente del conducente sfavorito dal diritto di precedenza, se ordinariamente prevedibile”.
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