Richiesta di risarcimento entro i 3 anni
A stabilirlo è la Suprema Corte di Cassazione nella sentenza 27101/18, depositata il 25/10/2018.
Questa sentenza deriva dalla richiesta di risarcimento di una donna danneggiata irreversibilmente dal vaccino antipolio.
La richiesta della donna è stata accolta, in quanto rispetta i tempi previsti dalla legge per chiedere un risarcimento legato ad un vaccino non obbligatorio.
Il Ministero della Salute ha presentato ricorso, sostenendo l’intempestività della domanda: il Ministero affermava che la donna, essendo stata in cura presso un centro specializzato sin da bambina, avrebbe potuto segnalare prima eventuali danni causati dal vaccino e sosteneva dunque che la domanda presentata dalla stessa avesse ormai superato il termine temporale di decadenza.
Questo ricorso è stato però rigettato dalla Corte d’Appello prima e da quella di Cassazione poi.
La legge, in genere, prevede un indennizzo per chiunque abbia riportato lesioni o infermità a causa di vaccinazioni obbligatorie. Indennizzi a cui hanno diritto sia i soggetti contagiati da HIV in seguito a trasfusioni sia chiunque presenti danni irreversibili da epatiti post-trasfusionali.
Tali regole sono considerate applicabili anche per il vaccino antipolio, nonostante questo non sia un vaccino obbligatorio: il limite massimo per la domanda di risarcimento è infatti fissato dalla legge a 3 anni “dal momento in cui l’avente diritto risulti aver avuto conoscenza del danno”.
Queste misure di indennizzo nello specifico non sono destinate, come quelle risarcitorie, a riparare un danno ingiusto, quanto piuttosto a ricompensare il sacrificio individuale di pochi a favore di un vantaggio per la collettività.
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