Infezioni ospedaliere in Italia
Dati allarmanti sulle vittime di infezioni in ambiente ospedaliero.
Ogni anno in Italia le infezioni ospedaliere mietono più vittime degli incidenti stradali. Circa 7.000 morti ogni anno per infezioni contratte in ospedale contro i 3.500 avvenuti in strada.
Il dato è molto allarmante e non si tratta di un problema circoscritto al territorio nazionale: nel mondo le infezioni correlate all’assistenza (ICA) rappresentano la più grave complicanza rispetto ai pazienti ricoverati, difficilmente gestibile senza l’introduzione di adeguati sistemi di prevenzione e arginamento.
I soggetti a rischio
Le infezioni correlate all’assistenza sono infezioni contratte in ospedale durante il ricovero: i sintomi dell’infezione possono essere visibili dalle 48 successive al contagio o addirittura dopo esser stati dimessi.
I soggetti più a rischio sono ovviamente i pazienti e, in misura minore, tutto il personale ospedaliero. Tra i pazienti, coloro che sono più predisposti a contrarre un’infezione sono neonati, anziani e, in generale, persone indebolite da particolari malattie debilitanti, quali tumori, immunodeficienza, diabete, anemia, cardiopatie, insufficienza renale…
Cosa sono e come avvengono le infezioni ospedaliere
La principale causa di queste infezioni sono tutti i microrganismi presenti nell’ambiente dell’ospedale. Una volta contratta l’infezione si possono raggiungere diversi livelli di gravità, anche in base a quanto è debilitato il sistema immunitario del malato, fino al decesso.
Gli strumenti chirurgici o medicali, l’ambiente in cui si trova il paziente e le persone che lo circondano, come altri pazienti, parenti in visita e personale medico, contribuiscono tutti ad essere potenziali fonti di trasmissione.
Principalmente le infezioni contratte in ospedale interessano il tratto urinario (40% dei casi), le ferite chirurgiche, l’apparato respiratorio e il sistema immunitario.
Come combatterle?
Esistono delle linee guida, le Global Guidelines for the Prevention of Surgical Site Infection, realizzate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) al fine di favorire la prevenzione di infezioni chirurgiche, oltreché migliorare la sicurezza e la sostenibilità dei sistemi sanitari.
Nonostante ciò, il percorso da fare in materia di prevenzione delle infezioni in ospedale è ancora lungo.
Come sostiene Massimo Clementi, preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università San Raffaele di Milano, occorre infatti “capire quali sono i motivi di questo incremento, e mettere in atto tutte le politiche per arginarlo. Una modalità importantissima è quella della decontaminazione ambientale, seguita da un intervento microbiologico tempestivo“.
Fonte: Ansa
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